A caccia di nemici

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    Tristan




    Ancora una volta scompare la luce, ed invece del sole ad illuminare l'antico maniero insorge la luna, e risplende di un rosso liquido che rimanda a cattivi presagi. Un fruscìo di abiti, il tonfo leggero dei passi sul pavimento d'alabastro: eccolo, è lui, pronto per andare a caccia con la sua amata, armato del caro fioretto e di un pettorale di cuoio scuro, sereno in volto e concentrato nella sua missione. Questa volta si tratta di un'uscita importante, vòlta ad uccidere un licantropo che per troppo tempo si è dato al saccheggio del paesino di Ringil, proprietà privata di Tristan e della casata d'Alphonse da generazioni. Sudicie beste carnivore senza intelletto che divorano sino a distruggere intere comunità, senza capire che preservare la specie umana è molto più importante di soddisfare qualsiasi desiderio.

    " Morwen è ora, andiamo ... "


    Si dirige verso l'ampio portone, poi richiama a se con un fischio l'enorme stallone nero dagli occhi di bragia, sale in groppa ed inizia a fiutare l'aria delicatamente: sta per arrivare un temporale. Perfetto. La puzza di cane bagnato è semplice da identificare.
     
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    ».Morwen~

    Poteva rimanere in casa a finire le pulizie, crogiolarsi in una bella vasca piena di acqua calda, gustarsi con calma una cena da lei stessa preparata ed infine rintanarsi, stanca, sotto le coperte del proprio letto per poi cadere lentamente tra le braccia di Morfeo. Avrebbe anche potuto fare l’esatto opposto, ed invece non le venne concessa altra scelta che seguire il suo Master. Certo, non che le dispiacesse uscire ogni tanto da quelle mura, ma solitamente preferiva farlo di nascosto e, soprattutto, da sola. Se poi si teneva conto del fatto che le uscite con il Vampiro si riducevano a delle ricerche aventi sempre e solo un unico fine, si comprendeva bene la riluttanza della giovane a lasciare i suoi appartamenti. Sentendosi chiamare non potè far altro che sospirare rassegnata e maledire mentalmente il Vampiro mentre scendeva con passo aggraziato la scalinata che portava all’entrata principale della villa.
    «Arrivo, arrivo. Quanta fretta, saresti anche potuto andare senza di me lo sai, vero? Dopotutto sono solo un‘umana, quanto vuoi che possa essere d‘aiuto la qui presente sottoscritta?»
    Effettivamente lei non poteva fare quasi nulla, quindi davvero non riusciva a capire perché non potesse starsene tranquilla nella loro dimora. Inoltre ormai, con l’arrivo di Catherine, non era più da sola in quell’enorme casa. Giusto, la piccola Catherine...
    «Vorresti davvero lasciare tutta da sola la povera Catherine? Non è un comportamento da vero gentiluomo, dovresti saperlo»
    Era molto dubbiosa sulla risposta a questo semplice quesito, si immaginava perfettamente quale sarebbero state le sue possibili parole, ma dopotutto tentar non nuoce.
    Vero?

    Edited by {».__Angel~Lilith.] - 6/8/2010, 19:52
     
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    Tristan




    Plic.Ploc.Plic.Ploc.


    La rabbia si fa spazio nel suo cuore ormai spento, i muscoli si gonfiano e si irrigidiscono di continuo. E' mai possibile che l'unica donna che desideri sulla faccia della terra debba comportarsi in quel modo? E' come ricominciare ogni volta da capo con lei, così distante eppure così vicina. Il grido della bestia esplode dalla gola del vampiro e sembra sconquassare la villa dalle fondamenta, con la stessa facilità con cui un gigante estirpa una quercia troppo molesta posta nel mezzo del suo cammino.

    " Ti sembrano poco protetti questi confini? Oppure da che tu ne abbia memoria, licantropi, vampiri o inquisitori hanno mai osato varcare i confini della mia tenuta? Rifletti prima di giungere a conclusioni sconsiderate ... "


    Non le ha mia parlato così. E' furibondo per le mancate attenzioni, per il carattere inflessibile di lei ed il suo continuo punzecchiarlo in qualunque momento senza lasciarlo mai in pace. Forse in seguito riuscirà a perdonarla, chissà, o forse no. E' un periodo difficile quello che sta attraversando: da mesi cerca di ridurre sempre più le sue dosi di sangue per temprare il proprio corpo a qualsiasi tipo di condizione, a qualsiasi tipo di stress fisico e mentale. Prevede tempi duri e non si lascerà sorprendere come un novellino.

    " Sali in groppa, svelta ... "

    La voce è ancora rauca. Brutto segno
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    Paura.
    Era una strana sensazione, eppure così familiare. Da un secolo, anno più anno meno, non aveva più avuto il piacere di provare sulla propria pelle questo strumento di dominio così prediletto da gran parte dei suo padroni. Non aveva mai dimenticato quel sentimento, non ero così sciocca da poterlo fare, semplicemente il suo animo l’aveva relegato nel profondo del suo essere. Nonostante tutto, però, riprovare quella dolorosa sensazione dopo così tanto tempo fu come sentire il cuore venire rapidamente stretto nella morsa di un incandescente filo spinato e fermarsi. Sbarrò gli occhi incredula, quasi avesse visto davanti a sé il suo peggiore incubo, osservando per un interminabile minuto il Vampiro. Non l’aveva mai temuto, nemmeno durante il loro primo incontro, anzi si può ben dire che si era sempre divertita a punzecchiarlo ed a parlare sinceramente con lui in tutti quegli anni. Si era sempre sentita libera di essere se stessa, senza mai dover fingere. Ora invece era così diverso.
    Lei ne era terrorizzata.
    «Mi dispiace, sono stata impudente.»
    Il nodo che le si era creato in gola quasi le impediva di parlare, ma sapeva bene che quando si contraddice un padrone furioso era doveroso chiederne il perdono. Abbassò di colpo lo sguardo, fissando intensamente il terreno, e si sistemò il cappuccio del bianco mantello sulla testa in modo da nascondere parte del viso. Cercò di tornare a respirare regolarmente, di darsi un contegno, ma il tremore del suo corpo la tradiva. Sentiva che presto le ginocchia avrebbe ceduto, si sarebbe inginocchiata al suolo nella posizione da supplice ad attendere una punizione. Era proprio vero che le vecchie abitudini sono dure a morire.
    «Agli ordini padrone.»
    La voce era ancora insicura, i suoi passi svelti ma incerti e le mani tremanti strette l’una all’altra. Non l’aveva mai nemmeno sfiorata il pensiero di poterlo rendere così iracondo, non era sua intenzione. Si sentiva sinceramente in colpa, ma tutto quello che ora doveva fare era esaudire ogni richiesta del Master.
    Doveva solamente obbedire.
     
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    Il cammino di Santiago, Atto I



    SPOILER (click to view)
    -il cammino di santiago-



    " Non c'è bisogno che mi chiami padrone, lo sai ... "

    La voce è tornata tranquilla, eppure l'orgoglio gli impedisce di voltarsi. Che strazio quella messinscena, ma a volte è necessaria per avere un minimo di rispetto, per per equilibrare la situazione senza troppi danni collaterali. Sprona lo stallone, dirigendosi nella foresta cupa e buia per un lungo tratto , poi si ferma, smonta e porge una mano a Morwen per aiutarla a scendere: nello stesso istante sparge un profumo di orchidea per attirare il suo nemico, e una volta caduto nella trappola lo avrebbe finito con il fioretto per poi banchettare con il suo misero cadavere. C'è qualcosa che non va. Avverte odori troppo forti e pungenti puntare tutti nella sua direzione come se ci fosse una caccia in corso. E' giunto il momento di attivare la controffensiva, il suo colpo vincente.

    " Svelta, dobbiamo prenderne almeno uno, il resto cadrà di conseguenza ... "

    -Santiago inizia il suo lungo cammino e come il pellegrino avveduto si ripara dalla furia degli elementi, così egli aspetta che una nuova alba sorga sui monti per riprendere il suo lungo viaggio.-
     
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    Il tragitto dalla dimora D’Alphonse alla foresta le sembrò durare anni, non minuti. Rimase sempre in silenzio, con la testa china a guardare il suolo che il veloce destriero percorreva e le mani raccolte in grembo. Si era completamente immersa nel suo mondo, riflettendo e domandandosi più volte se, nonostante tutto, avesse fatto bene ad eseguire gli ordini del suo padrone e ad accompagnarlo dopo averlo fatto infuriare. E puntualmente le venivano in mente le parole di uno dei tanti schiavi conosciuti durante la sua infanzia: “Non importa cosa sia, se è il tuo padrone ad ordinartelo tu obbedisci.” Chissà perché, ma ultimamente ricordava spesso la sua vita passata e tutto ciò che aveva imparato per poter sopravvivere. Sobbalzò leggermente, come se si fosse appena ridestata da un dolce incubo, quando vide il Vampiro porgerle gentilmente la mano per aiutarla. Esitò, ricordando il suo di quella voce che sembrava quasi non appartenergli. Alla fine, dopo aver fatto un respiro profondo e raccolto tutto il suo coraggio, si lasciò aiutare a smontare da cavallo, sistemandosi poi la gonna del vestito che indossava.
    «Dobbiamo prenderne? Io e te? Cosa pretendi che possa fare io, un’umana, contro uno di quegli esseri?»
    Non c’era la solita nota acida nel suo tono di voce nel formulare quelle domande, semplicemente era davvero spiazzata. Era agile grazie agli addestramenti del Vampiro, certo, ed inoltre le sue ferite si rimarginavano più velocemente dato che era una Serva umana, ma cosa si aspettava davvero da lei?
    «Non vorrai che faccia da esca, vero?»
    Il pensiero fu come un pugno ben assestato in pieno stomaco. Possibile che fosse ancora così arrabbiato da mettere a repentaglio la vita della sua giovane domestica, come adorava chiamarla lui? Sfortunatamente non vi fu risposta a quella domanda, poiché qualcosa sbucò improvvisamente da dietro uno dei tanti alberi per fiondarsi rapidamente contro la giovane Morwen. Il mondo attorno a lei sembrò rallentare, fino quasi a fermarsi definitivamente.
    Lo vide fare il suo ingresso teatrale in scena,.
    Lo vide correre verso di lei, dopo essersi voltata nella direzione in cui aveva appena sentito uno strano rumore.
    Lo vide eseguire un ampio salto.
    Eppure non riuscì ad evitarlo.
    Fu un attimo.
    Si ritrovò distesa a terra, a qualche metro di distanza da Tristan e la creatura. Sbattè due o tre volte la palpebre per tornare a mettere a fuoco il paesaggio che la circondava. Tentò anche di alzarsi in piedi -non le piaceva venir messa k.o.- ma un dolore acuto si propagò in un nano secondo in tutto il suo braccio sinistro. Portò la man destra lì dove sentiva pulsare la ferita e dovette constatare, suo mal grado, che non era così superficiale come aveva sperato. Quel dannato, oltre ad averla colta di sorpresa, con quei suoi artigli le aveva ferito l’avambraccio sinistro che continuava a dolerle e, soprattutto, le aveva rovinato l’abito.
    Stupendo.





     
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    Il cammino di Santiago, Atto II




    Perfetto. La stolta creatura si è appena avventata contro quello che deve ritenere il suo antipasto, e ci vogliono pochi secondi perchè rimanga soggiogata dalla morsa mentale di Tristan.

    " Svelta, bestiaccia, dirigiti nella radura qui di fronte e inizia a richiamare i tuoi fratelli, è un ordine ... "

    Lesto s'incammina l'ibrido, sottomesso al vincolo del piacere, e sparisce tra il fogliame. Con passi rapidi, l'immortale si volge in direzione della domestica e le presta i primi soccorsi, rigenerando pelle e muscoli spargendo una soave fragranza di pungitopo. La parte più rischiosa del piano è andata a buon termine, ora non resta che completare i preparativi.

    " Mi spiace per il vestito, lo farò tornare come nuovo una volta tornati alla tenuta. Ora andiamo, e godiamoci un singolare spettacolino... "

    Non appena intravede la radura, si blocca di colpo e comincia ad espandere la mente: un odore potente e allettante come quello della morte stessa, viene irradiato in tutta la zona, così che una volta arrivati i burattini possa finalmente iniziare la mattanza senza indugio alcuno.
     
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    «Ti...dispiace?»
    Intontita com'era dal forte colpo appena ricevuto - e ben assestato doveva ammettere a contro voglia- ci mise qualche minuto a far sì che la sua attenzione si distogliesse dal paesaggio che la circondava per focalizzarsi completamente sul Vampiro e su quello che stava dicendo. Ancora più tempo lo impiegò poi per tentare di organizzare le parole nella sua mente in modo tale da formulare almeno una sentenza di senso compiuto.
    «Ti dispiace?! E' tutto quello che hai da dirmi dopo quanto è successo?»
    La sua voce si era fatta più acuta, quasi stridula talmente era furiosa ed esterrefatta. Certo, agitarsi non le serviva a nulla, però in momenti del genere -che, solitamente, non rientrano esattamente nella routine quotidiana di una giovane fanciulla- non poteva far altro che dar voce a quel suo lato irrazionale.
    «E poi, di grazia, a chi pensi tocchi rammendare il vestito una volta tornati alla villa? Non provare a dirmi che ci penserai tu munito di ago e filo.»
    Sapeva perfettamente che il vero punto della questione non era quello, bensì un altro decisamente più serio ed angosciante, eppure si sforzava di non pensarci distrendosi con questioni della minima importanza.
    Ma il fatto era che lui...
    «Hai tentato di uccidermi...»
    Rimase incredula a quella constatazione.
    Il solo pronunciare quelle quattro parole le faceva male, davvero male. Sapeva bene che, con il suo comportamente acido e fin troppo impudente, non poche volte aveva dato del filo da torcere al proprio Master, ma arrivare ad essere odiata fino a questo punto...no, non lo avrebbe mai creduto possibile. Lo osservò con quella sua espressione di incredulità mista ad accusa dipinta sul giovane volto. Lui...
    «Tu volevi uccidermi.»
     
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    Il cammino di Santiago, Atto III



    "Affatto ... non rischierei mai di perderti soltanto per vendetta o frustrazione. Sei arrivata nella mia vita come folgore a ciel sereno e mi hai strappato dalle tenebre che languivano nel mio cuore. Sono stato soltanto poco attento per la tua difesa personale e non immagini quanto l'angoscia mi abbia stretto le membra con la forza di un toro selvaggio. Potrai mai perdonarmi?"

    Le sue parole sono dolci e vellutate, e vere come veri sono i quattro elementi che dominano il mondo. Il suo sguardo si fa sempre più intenso quasi cerchi di perforare l'involucro mortale della donna per leggerle nell'anima. Si è arrabbiato molto in precedenza ma ha imparato a sue spese che il rancore è un lento veleno che ammorba lo spirito fino al punto di degradarlo totalmente: dopo non si è altro che gusci vuoti che camminano per le strade rinchiusi nella propria solitudine. Una parte della sua coscienza è ancora aggrappata al lupo mannaro e può sentirlo chiaramente mentire al branco nel raccontare una bella favola riguardo la sua presunta cattura. Gli altri animali sono sovreccitati e subito cercano di correre nella direzione indicata dal loro fratello, ma qualcosa non sembra andare per il verso giusto: il maschio alfa ordina di essere prudenti rimembrando ai sottoposti dell'innata astuzia dei morti dal viso eternamente giovane. Circospetti si dividono in gruppi e il loro capobranco si dirige con la sua esca.

    " Allora, ti va di continuare questa avventura con me? " protende la mano pallida e affusolata verso la donna che aveva amato, che ama e continuerà ad amare per sempre, aspettando immobile alle radici di una grossa quercia. - E' così, anche se le montagne si muovessero per lasciare posto ai mari e i deserti si impadronissero della terra, rimarrei ad aspettarla fino alla fine dei tempi... -
     
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8 replies since 5/8/2010, 20:58   118 views
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